Elefante: dove vive, caratteristiche, comportamento e curiosità

Elefante: dove vive, caratteristiche, comportamento e curiosità

Gli elefanti sono i più grandi mammiferi del pianeta che vivono sulla terraferma e sono superati per grandezza solo da alcuni giganteschi mammiferi marini che abitano gli oceani. Esistono tre specie di elefanti ed alcune sottospecie che vivono in diversi habitat.

Quali sono le caratteristiche dell'elefante? Dove vivono gli elefanti? Da dove viene la proverbiale memoria dell'elefante? E ancora, è vero che può prevedere le catastrofi naturali? Continuate a leggere il nostro articolo di AnimalPedia dedicato all'elefante: caratteristiche, comportamento e curiosità per sapere un po' di più su questo splendido pachiderma.

L'elefante è un mammifero?

Come abbiamo anticipato nell'introduzione, confermiamo che sì, l'elefante è un mammifero. Questi animali infatti appartengono alle specie che non depongono uova ma che partoriscono direttamente i piccoli (vivipari) e per alimentarli li allattano attraverso le mammelle. Il nome infatti deriva proprio da questa parte anatomica della femmina. Il cucciolo di elefante alla nascita pesa già 90 kg ed è alto circo un metro, ma i primi giorni è instabile e ha bisogno dell'aiuto della mamma. Per i primi tre mesi il latte materno è l'unico alimento che assume mentre impara poco alla volta a mangiare e bere con la proboscide di cui è dotato fin dalla nascita. Alla nascita ha poco controllo della proboscide e a volte gli fa anche perdere l'equilibrio.

Ai mammiferi appartengono le 5 classi di vertebrati e hanno tutti la respirazione che avviene attraverso i polmoni, anche quando si tratta di animali che vivono in mare o negli oceani.

Se vi state chiedendo cosa mangia questo mammifero, potete dare un'occhiata ai nostri articoli "Cosa mangiano gli elefanti" e "Alimentazione dell'elefante".

Dove vive l'elefante?

Fino a pochissimo tempo fa, eravamo convinti che di specie di elefanti ne esistessero solo due. Le prime mappature genetiche infatti evidenziavano l'esistenza di due distinte specie che vivono in due zone diverse: l'elefante africano della savana (Loxodonta africana) e l'elefante asiatico (Elephas maximus).

Una ricerca pubblicata a gennaio del 2018 dall'Accademia Nazionale di Scienze degli Stati Uniti dimostra invece che le specie esistenti sono 3 e che l'elefante africano delle foreste (Loxodonta cyclotis), che era fino a quel momento sempre stato classificato come sottospecie dell'elefante africano della savana, è invece una specie a sé stante.

1. L'elefante africano della savana

In Africa vivono l'elefante della savana (Loxodonta africana) e quello delle foreste (Loxodonta cyclotis). Quello della savana è il più grande dei due e di tutte le specie di elefante; infatti può raggiungere fino a 7 metri di lunghezza e 4 metri al garrese, arrivando a pesare ben 7 tonnellate.

Allo stato brado può vivere anche 50 anni e - se non cade vittima di una malattia o di caccia - di solito perisce solo dopo aver perso gli ultimi denti che si consumano e non è più in grado di alimentarsi. In cattività gli elefanti possono vivere ancora di più dato che gli allevatori si prendono cura anche della loro bocca e dei denti. L'elefante più longevo della storia è stato Lin Wang, un elefante usato dalle forze di spedizione cinesi nella seconda guerra cino-giapponese. Questo animale visse per ben 86 anni.

Un'altra curiosità è che le unghie delle sue zampe sono 4 in quelle anteriori e 3 in quelle posteriori, mentre le zampe dell'elefante asiatico hanno 5 dita nelle zampe anteriori e 4 in quelle posteriori. Ci sono molte differenze tra le due specie di elefante, ma se leggerai il nostro articolo di AnimalPedia scoprirai anche che è molto facile distinguerle ad occhio nudo.

Purtroppo l'elefante della savana è una specie a rischio d'estinzione e, come spesso accade, la maggiore minaccia è rappresentata dai bracconieri e dall'urbanizzazione del loro habitat naturale.

2. L'elefante africano delle foreste

L'elefante africano delle foreste è il più piccolo delle tre specie di elefante: normalmente non supera i 2 metri e mezzo di altezza al garrese e smette di crescere già all'età di 10 o 12 anni. Possono arrivare a pesare anche 6 tonnellate ma non superano mai i 3 metri di altezza al garrese.

È diffuso in Africa centrale e occidentale caratterizzate dalle pianure delle foreste tropicali, foreste pluviali e paludi. Emigrano a seconda delle stagioni spostandosi nelle zone paludose durante la stagione secca, per poi tornare alle pianure delle foreste tropicali durante la stagione delle piogge. Spesso le mandrie cercano rifugio nelle riserve naturali poiché vengono perseguitati dai bracconieri per il prezioso avorio rosato venduto illegalmente.

L'elefante africano delle foreste era fino a poco tempo fa sempre stato classificato come sottospecie dell'elefante africano della savana. Essendo una specie a rischio molto più del cugino della savana, il riconoscimento di status di specie a sé stante potrebbe dargli l'attenzione necessaria per evitare l'estinzione. Scopri in questo articolo di AnimalPedia quali sono i 10 animali in via d'estinzione nel mondo.

3. L'elefante asiatico

Esistono quattro sottospecie di elefante asiatico: l'elefante dello Sri Lanka (Elephas maximus maximus), l'elefante indiano (Elephas maximus indicus), l'elefante di Sumatra (Elephas maximus sumatranus) e l'elefante del Borneo (Elephas maximus borneensis). Non bisogna quindi confondere l'elefante asiatico con l'elefante indiano, perché il secondo è solo una sottospecie del primo.

Questo pachiderma vive nelle regioni tropicali sempreverdi e nelle praterie in India, Iraq, Cina e nel sud-est asiatico come ad esempio nelle isole dello Sri Lanka e Sumatra (Indonesia). Gli esemplari in Sri Lanka si differenziano dagli altri perché quasi nessuno è dotato di zanne. Oggi purtroppo l'area di distribuzione dell'elefante asiatico è molto ridotta e comprende solo piccole discontinue zone dell'India e del sud-est asiatico. È in grave pericolo di estinzione, anche se molti esemplari vivono in cattività (soprattutto gli esemplari di elefante indiano). Infatti si è notato che se allevati in cattività difficilmente si riproducono. Inoltre sono minacciati dall'agricoltura che toglie spazi al suo habitat e dagli agricoltori che lo cacciano perché ne distruggono i campi coltivati.

L'elefante asiatico aggiunge al garrese i 3 metri e mezzo al massimo di altezza e le sue orecchie sono molto più piccole degli elefanti che vivono in Africa. L'elefante asiatico, inoltre, ha una fronte marcata con due gobbe nella parte posteriore della testa separate da un solco centrale mentre quelli che vivono in Africa ne hanno solo una. Altra interessante differenza è che l'elefante africano possiede due dita sulla punta della proboscide mentre l'elefante asiatico ne possiede solo una.

Come si chiama il verso dell'elefante?

Da oggi non ti chiederai più come fa l'elefante. L'elefante barrisce, ed il verso dell'elefante si chiama infatti barrito. È un suono molto tipico che serve all'animale per comunicare. L'elefante infatti ha una comunicazione acustica molto intensa ed emette grazie all'uso della bocca e della proboscide dei suoni come barriti, brontolii, urla, strombazzamenti e vocalizzazioni. Dato che gli elefanti imparano i diversi suoni per imitazione, come per altre specie di animali come ad esempio le orche, ogni branco sviluppa un proprio "dialetto", utile per cementare i legami tra i membri di uno stesso gruppo.

Un altro linguaggio dell'elefante scoperto abbastanza di recente dagli studiosi è l'onda sismica a bassa frequenza: pare infatti che gli elefanti possano produrre onde di bassa frequenza in grado di viaggiare sotto terra per più di due chilometri. La comunicazione sismica viene usata da molti animali, fra cui artropodi, anfibi e piccoli roditori. Si sapeva già che i barriti possiedono frequenze ad ultrasuoni (il che significa che non possono essere sentiti dagli esseri umani) ma si è scoperto anche che questi suoni possono fungere da sorgente di onde di Rayleigh in grado di viaggiare attraverso il terreno per circa 2 chilometri ed essere uditi da altri elefanti ad una distanza di al massimo 1 o 2 chilometri. La differenza di tempo tra la ricezione delle vibrazioni e l'ascolto del suono permette all'elefante di calcolare con molta precisione la direzione e la distanza da cui proviene il messaggio. Si parla quindi di comunicazione sia acustica che sismica.

Caratteristiche dell'elefante

Vediamo quali sono le principali caratteristiche fisiche dell'elefante:

Orecchie

Ti è capitato di vedere alcuni filmati in cui l'elefante sventola le orecchie? Questo comportamento non ti deve sorprendere poiché le orecchie degli elefanti sono organi molto grandi in proporzione al corpo e servono a regolare la temperatura corporea dell'animale nelle stagioni secche.

Le orecchie dell'elefante asiatico però sono più piccole e arrotondate di quelle del Loxodonta (elefante africano della savana o delle foreste) e non cadono sulle spalle. I suoi padiglioni auricolari si sono sviluppati in questo modo perché non hanno bisogno di regolare la temperatura del corpo in quanto vivono in regioni molto più fresche dei cugini africani. L'elefante africano, infatti, ha le orecchie a punta con i lembi superiori molto sporgenti e la parte inferiore che gli cade sulle spalle.

Proboscide

La proboscide è un organo caratteristico dell'elefante ed è anche importantissimo perché svolge molte funzioni. È dotata di più di 100.000 muscoli differenti e serve a segnalare oggetti o animali, emettere suoni, raggiungere il cibo, lavarsi, difendersi, bere e odorare. Sono molto utili anche per respirare durante il nuoto.

Zanne

Gli esemplari che possiedono le zanne le usano a scavare, muovere o sollevare oggetti pesanti come tronchi o rami, e per difendersi. Ma non tutti gli elefanti le possiedono: se quelli africani (Loxodonta) sia maschi che femmine sono dotati di zanne, solo gli elefanti maschi della specie Elephas maximus (asiatica) le possiedono. Quelli africani inoltre hanno zanne più dritte e sottili che si sviluppano in senso verticale per aiutarli ad addentrarsi più facilmente nelle fitte foreste in cui vivono.

Velocità

Un'altra curiosità sugli elefanti è la loro velocità: normalmente si muovono a circa 4-6 km/h ma se sono arrabbiati o devono scappare da un predatore raggiungono fino ai 40 km/h. È curioso anche sapere che a causa della mole e della conformazione delle zampe non sono in grado di saltare.

Curiosità sull'elefante

Gli elefanti vivono in società matriarcali di esemplari femmine e dei loro cuccioli imparentati tra loro. Gli elefanti maschi abbandonano la mandria quando raggiungono l'età dell'adolescenza. Dopo questa fase vivono il resto della loro vita soli in piccoli gruppi. I maschi adulti si avvicinano alla mandria solo se intercettano femmine in calore.

Il branco è coordinato dall'esemplare femmina più anziano del gruppo che conduce gli altri da una fonte d'acqua e di cibo all'altra. Gli elefanti adulti consumano circa 200 kg di vegetali al giorno dedicando tra le 15 e le 16 ore giornaliere al consumo di cibo, per questo sono sempre alla ricerca di nuova vegetazione disponibile. Inoltre sono capaci di bere ognuno fino a 15 litri d'acqua in una sola volta.

Ci sono molte curiosità sugli elefanti, animali interessanti ed estremamente intelligenti, con un senso della solidarietà davvero sorprendente. Eccone alcune:

  • Se capita che un cucciolo di elefante resta senza mamma in tenera età, viene spesso adottato dalla sorella maggiore. Anche se appartiene ad un altro branco, è facile che trovi una mamma che si prenda cura di lui.
  • Quando gli elefanti stanno per morire, spesso cercano una pozzanghera e vi restano finché il loro cuore non smette di battere.
  • È stato riscontrato in molti casi che l’intero branco si ferma a soccorrere un membro in difficoltà quando ha bisogno di aiuto.
  • È convinzione diffusa che gli elefanti abbiano la pelle spessa. È vero per quanto riguarda proboscide, gambe e posteriore, in cui è spessa dai 3 ai 4 cm, ma dietro le orecchie, sui fianchi, petto e addome è molto più sottile. Anche dove la pelle è spessa, essendo ricca di terminazioni nervose, è molto sensibile, infatti l’elefante è in grado di accorgersi anche se sopra di lui si appoggia una mosca.
  • Gli elefanti non dormono in piedi ma si sdraiano, anche se non a lungo: dormono infatti in media solo dalle 3 alle 4 ore al giorno.

Comportamento dell'elefante

Dagli studi sul comportamento dell'elefante, i ricercatori hanno osservato che questi pachidermi hanno sviluppato personalità complesse con sfumature molto simili alle nostre. I fattori della loro personalità sono 3: socialità, attenzione e aggressività.

  • La socialità si riferisce a come un elefante cerca la vicinanza di altri elefanti e degli umani, e la stima di cui gode all'interno del gruppo sociale;
  • L'attenzione si riferisce al modo in cui un elefante agisce e percepisce il suo ambiente;
  • L'aggressività dipende invece da quanto questa interferisce nei suoi rapporti sociali;

Lo studio pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science a gennaio 2018 dal Dipartimento di Biologia presso l'Università di Turku in Finlandia[1] ha osservato il comportamento di oltre 250 esemplari di elefante asiatico tra il 2014 e il 2017 in Birmania. Gli studiosi hanno preso in esame elefanti impegnati nell'industria del legname perché hanno uno strettissimo rapporto con i loro “mahaut” (conducenti di elefanti). Proprio a questi ultimi è stato sottoposto un questionario sul comportamento del proprio animale. I risultati hanno dimostrato come gli elefanti manifestano distinti tratti della personalità: “Abbiamo incontrato elefanti chiaramente più curiosi e coraggiosi di altri, come quelli che provavano a rubare i cocomeri considerati come ricompense”, dice Seltmann, lo studioso che ha condotto la ricerca.

Perchè si dice 'avere una memoria da elefanti'?

Non è una semplice diceria. Gli elefanti hanno veramente una memoria prodigiosa. Il cervello dell'elefante pesa in media 5 kg ed è il più grande tra tutti quelli degli altri animali terrestri. La zona destinata alla memoria comprende gran parte di questo organo e consente loro di ricordare dove sono esattamente le pozze d’acqua, i tronchi da prelevare o le zone più rigogliose dove emigrare per mangiare.

Gli elefanti hanno un cervello dalla complessità e struttura simile al nostro, e forse addirittura più complesso. Mentre noi umani abbiamo tra o 22 mila e i 100 mila milioni di neuroni nel cervello, gli elefanti ne possiedono ben 257 mila milioni. Gli studi effettuati sia sugli elefanti asiatici che africani hanno dato risultati prodigiosi. Per esempio la memoria spaziale permette loro di sapere e ricordare contemporaneamente la posizione di 20-30 membri del branco.

Un altro esempio è che sono in grado di ricordare perfettamente il percorso più breve verso le pozze d'acqua - fatto di vitale importanza per l'elefante - anche dopo molto tempo e in un territorio arido e tutto uguale. Questa grande capacità cognitiva dello spazio gli permette di risparmiare energie e sopravvivere più a lungo.

È vero che l'elefante può prevedere i terremoti?

Come anche altre specie di animali, gli elefanti sono sensibili alle catastrofi naturali e possono percepirli con anticipo. Ad esempio nel 2004 in Thailandia durante un'escursione turistica gli elefanti impiegati si misero a piangere e con le proboscidi cominciarono a prendere i turisti e metterli sulla loro larga schiena. I turisti, sorpresi, si lasciarono portare sugli altopiani e capirono che li avevano messi in salvo dal terribile tsunami che di lì a poco devastò tutta la zona.

La percezione delle onde sismiche, tipo di comunicazione che usano anche per inviare messaggi tra loro, permette agli elefanti anche di "sentire" in anticipo i terremoti e i temporali in lontananza. Grazie alle onde scaricate nel terreno dai tuoni o dalle micro onde sismiche che raggiungono la superficie e anticipano quelle più grosse, gli elefanti riescono infatti a prevedere l'arrivo imminente di questi fenomeni, e a mettersi in salvo nel primo caso o a raggiungere la pioggia nel secondo approfittandone per bere.

Ci sono tante altre cose che puoi scoprire sugli elefanti, come ad il fatto che digeriscono solo il 40% di ciò che mangiano e ancora oggi non si sa il perché. Oppure puoi scoprire le terribili pratiche di maltrattamento degli elefanti in Thailandia e sensibilizzare chi farà un viaggio da quelle parti a non fomentare un turismo che non tiene affatto in considerazione il benessere animale e lo vede solo come una fonte di denaro.

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Fonti
  1. "Evaluating the personality structure of semi-captive Asian elephants living in their natural habitat", Royal Society Open Science, gennaio 2018