I 15 animali più pericolosi in Thailandia

I 15 animali più pericolosi in Thailandia

I paesi esotici sono un gran richiamo per i turisti, ciò nonostante dobbiamo tenere ben presente che la fauna e la flora di queste meravigliose mete per i nostri viaggi sono molto diverse da quelle da cui veniamo. Probabilmente è proprio questo che rende questi luoghi così attraenti, insieme a tradizioni e usanze per noi quasi d'altri tempi.

Sei interessato ad un viaggio in Thailandia? Per aiutarti nella scelta della meta e per prepararti ad un eventuale viaggio in questa terra dal clima tropicale, noi di AnimalPedia abbiamo preparato questo articolo sui 15 animali più pericolosi in Thailandia. Ricorda che è una regione molto ricca di vegetazione e di fauna potenzialmente pericolose per l'essere umano, ma con alcuni semplici accorgimenti non correrai rischi. Se ti sei imbattuto in uno di questi animali, condividi la tua esperienza con noi nei commenti!

Gli animali più pericolosi in Thailandia sono:

  1. Cobra Reale
  2. Tarantola Nera
  3. Millepiedi gigante o Scolopendra
  4. Medusa Vespa di mare o Medusa Scatola
  5. Elefante Asiatico
  6. Varano
  7. Tigre di Corbett
  8. Cane
  9. Macaco Cinomolgo o Macaco di Buffon o Macaco di Giava
  10. Sanguisuga
  11. Zanzara
  12. Vespa Falco della Tarantola
  13. Squalo Balena
  14. Squalo Pinna bianca
  15. Squalo Nutrice
  16. Squalo Leopardo

Ora li vediamo tutti in dettaglio:

1. Cobra Reale (Ophiophagus Hannah)

Tra gli animali pericolosi della Thailandia dobbiamo sicuramente menzionare il Cobra Reale, detto anche King Cobra. È infatti il serpente più velenoso del mondo e, con una media di vita di 20 anni, può raggiungere i quasi 6 metri di lunghezza, superando quella della maggior parte dei costrittori. Nonostante la sua fama, non è un animale che attacca l'essere umano, a meno che non si senta in pericolo o non venga stuzzicato. Solitamente è timoroso, perciò tende ad evitare l'uomo, anche se il suo morso può ucciderlo in meno di 15 minuti iniettando fino a 7 millilitri di neurotossine. Con questo morso è in grado di uccidere un elefante adulto.

Non è affatto difficile che, se si sente disturbato, decida che l’hai scocciato. In tal caso ti fissa per qualche istante, gonfia il cappuccio, sfodera le zanne e sibila forte e a lungo. Poi si slancia in avanti anche due metri in una frazione di secondo e ti morde, e continua a morderti anche se cerchi di allontanarti, strisciandoti dietro senza mollare la presa. La dose media di veleno iniettato con il suo morso è di 600 mg: più che triplo rispetto alla Vipera della morte e una volta e mezzo la capacità del Mamba Nero. Inoltre le zanne sono grosse e lunghe 12 mm, con una grande capacità di compressione per penetrare in profondità e iniettare il veleno con estrema efficacia.

Se dovesse attaccarti, il morso provoca molto dolore, ma subito non ti accorgi del veleno che è entrato nel sangue. Te ne accorgi invece dopo una decina di minuti, quando si presentano già il forte gonfiore e una sensazione di nausea e vertigini. Seguono a breve distanza ipertensione, fitte addominali, sonnolenza e intorpidimento degli arti. La coscienza diviene sfocata e presto non ti sarà possibile muoverti o reggerti in piedi.

Se vieni attaccato, l’unica speranza è l’intervento immediato di soccorritori equipaggiati con l’antidoto o trovarti a due passi da un ospedale. La ferita assolutamente non va manipolata. Si possono pulire con un tessuto inumidito eventuali residui di veleno sulla pelle. È importante però non massaggiare o premere sulla ferita, né lavarla o pulirla: questo potrebbe rendere più difficile identificare il veleno una volta raggiunto l’ospedale. È opportuno invece praticare una fasciatura larga sul morso, evitando di stringere troppo in modo da non impedire la circolazione. Estendiamo la fasciatura in modo che copra quanta più superficie dell’arto, comprese le dita, anche sopra i vestiti. Dopodiché utilizziamo qualunque oggetto dritto e rigido per immobilizzare l’arto. Se si presentano problemi respiratori, intervenire immediatamente con la respirazione artificiale, facendo attenzione che le vie respiratorie siano libere. Non usiamo lacci emostatici, non tagliamo, non succhiamo il veleno né cauterizziamo la ferita con fiamme. Niente sostanze chimiche e niente scosse elettriche, niente incisioni o amputazioni o ghiaccio. Meglio non ingerire liquidi. L’unico ammesso è acqua pulita, ma solo nel caso sappiamo già che passeranno diverse ore prima di raggiungere l’ospedale. La vittima va trasportata in modo che stia più immobile possibile. Una barella d’emergenza può essere costruita, oppure mettiamocela in spalla. L’importante è che non contragga i muscoli della parte ferita, perché questo aiuta il veleno a diffondersi.

Non ci sono particolari modi di evitare l'incontro con un Cobra reale o per prevenire un attacco, al di là di ciò che detta il buon senso: se siamo in una zona dove potrebbe essere presente, soprattutto in mezzo a fitta vegetazione, bisogna stare allerta e fare attenzione a dove si mettono mani e piedi. Riconoscere velocemente la sua presenza è l’unica arma di difesa per starne il più lontano possibile, specialmente se è in compagnia del partner o con i piccoli, situazione in cui è particolarmente nervoso.

Il Cobra Reale ha abitudini diurne e si nasconde spesso tra le fondamenta delle case. Per questa ragione in Thailandia (e non solo) esistono imprese dedicate alla cattura e alla reintroduzione nel suo habitat naturale. In libertà il cobra più lungo catturato misurava 4,8 metri di lunghezza per 12 kg di peso trovato a Singapore nel 1951. Il record di lunghezza registrato in cattività appartiene invece al cobra dello zoo di Londra che arrivò a misurare ben 5,8 metri. Non sapremo mai quanto sarebbe potuto crescere ancora, dato che fu sacrificato all'inizio della Prima Guerra Mondiale.

Esiste un villaggio sperduto nel nord-est della Thailandia che ha fatto dei cobra quasi la sua bandiera: si chiama Ban Kok Sa-Nga, conosciuto anche come Il villaggio dei Cobra, in cui nel 1951 un nativo venditore di erbe medicinali decise di trasformare quel piccolo e anonimo paesino in una vera e propria meta turistica. Ken Yongla iniziò ad allevare cobra e pitoni per farne un'attrazione, e in poco tempo riuscì a convincere molti altri abitanti a fare lo stesso.

Da allora la tradizione si è tramandata e oggi moltissimi abitanti del paese hanno uno o più serpenti domestici che tengono dentro casse di legno all'esterno delle abitazioni. Grazie a questa geniale idea, il villaggio è diventato meta turistica molto ambita. È nato addirittura un club specifico: il King Cobra Club of Thailand, che organizza gli spettacoli durante i quali l'uomo sfida il Re cobra per dimostrare il suo coraggio. Durante la lotta, gli uomini cercano di evitare gli attacchi mortali del serpente: i più lenti purtroppo devono fare i conti con le amputazioni, altri ancora invece perdono molto più di un dito. Ma nonostante questo il "Cobra Show" ha così successo che spesso gli stessi abitanti organizzano viaggi itineranti dei paesi limitrofi per portare la loro arte, il loro coraggio e far conoscere a tutti questa particolare esibizione.

2. Tarantola Nera della Thailandia (Haplopelma Minax)

È grande, pelosa, aggressiva e nera... diciamo che fa paura anche solo a descriverla! Tra la pericolosa fauna della Thailandia possiamo trovare anche la Tarantola Nera. La sua attitudine nervosa è ciò che la rende così pericolosa: non esita ad attaccare di fronte alla minima possibilità di minaccia. Il suo nome "minax", infatti, significa proprio minaccia. Inoltre è dotata di una rapidità eccezionale. Se la importuni, si atteggerà nella tipica posizione di difesa con i cheliceri in avanti, le zampe anteriori e i pedipalpi sollevati. Se insisti ulteriormente stai certo che attaccherà. Il morso è piuttosto doloroso a causa del veleno particolarmente attivo, ma non è mortale. L'intossicazione può essere più o meno forte, a seconda anche della resistenza della vittima, e può passare da solo dolore a spasmi e vomito.

La Haplopelma minax vive nella foresta tropicale monsonica, solitamente in profonde tane nel terreno scavate da lei stessa. Si trova principalmente nella selva densa e in luoghi molto umidi, con una percentuale del 70-80%. Per questo è difficile, se in libertà, trovarla in zone urbane.

La femmina adulta può raggiungere gli 8 cm, anche se normalmente è più piccola. La livrea generale è molto scura e vellutata, quasi nera ma che progressivamente tende al marrone con l'approssimarsi della muta. al centro dell'addome ha una visibile linea nera, e le zampe sono di colore scuro con femori tendenti al nero. Il dimorfismo sessuale è evidente per le dimensioni e nella livrea: il maschio, decisamente più piccolo della femmina, presenta un color giallo sabbia con femori neri. Per questi suoi colori viene anche chiamato "ragno a strisce gialle e nere".

Il ragno sa controllare la quantità di veleno iniettata nella vittima durante il morso e regola la dose in base alle circostanze e alle dimensioni di chi si trova di fronte. Produrre veleno ha un costo in termini energetici e non va sprecato. Anche per questo motivo, i morsi di ragno all'uomo sono spesso dry bite, ovvero privi di veleno: l'aracnide attacca solo come ultima risorsa, se non ha altra scelta. Solitamente si prova dolore e prurito nella zona del morso, arrossamento, gonfiore e diminuzione della sensibilità. Questi sintomi non hanno inizio da subito, ma dopo 2-6 ore dall'attacco, e si aggravano nelle 24 ore seguenti. Nella maggior parte dei casi, comunque, risultano innocue.

Solo in alcuni casi il morso può provocare sintomi comemalessere, nausea, febbre, cefalea-e-vertigini, febbre, sudorazione e rash cutaneo diffuso e pruriginoso. Nei casi lievi di morso di ragno sugli arti, devi far riposare, comprimere e mantenere sollevata la parte interessata. Molto utili gli impacchi freddi o immergere la zona colpita in acqua fredda. Non devi manipolare né incidere il morso, nemmeno usare disinfettanti aggressivi. È bene invece lavare accuratamente la ferita con acqua e sapone e fare attenzione ai sintomi.

Quando i sintomi del morso di ragno tendono a persistere bisogna consultare il medico, che può somministrare l'uso di analgesici contro il dolore o di creme a base di cortisone per ridurre il prurito e l'infiammazione. Se i sintomi del morso di ragno appaiono da subito gravi, devi chiamare subito il 118 o contattare un centro antiveleni. In base al tipo di ragno che ha provocato il morso potrebbe essere necessaria la somministrazione di un antidoto specifico in grado di bloccare l'azione della tossina. Per le ferite gravi, potrebbe essere necessario intervenire chirurgicamente.

Gli accorgimenti per evitare i morsi della tarantola sono quelli di indossare guanti e calzature idonee in caso di attività a rischio (giardinaggio, taglio o raccolta della legna, riordino di vecchie scatole, pulizie domestiche ecc.); prestare sempre cautela quando si toglie una ragnatela o si muove una vecchia scatola o si indossa una calzatura o un vestito a lungo lasciato nello stesso posto. E ovviamente evitare di toccare i ragni a mani nude!

3. Millepiedi gigante o Scolopendra (Scolopendra Subspinipes)

Il Millepiedi gigante è piuttosto grande, arrivando a superare anche i 20 cm di lunghezza. Si trova in tutte le aree tropicali e subtropicali del mondo, in particolare nel sud-est asiatico. Il corpo massiccio e robusto di questo centipede è coperto da chitina e composto da 21 segmenti collegati tra loro da membrane flessibili, ciascuno provvisto di due zampe. Sulla testa ha un paio di zampe modificate a forma di uncino, conosciute come forcipule, e anche un paio di antenne. Le forcipule sono velenose e sono il principale strumento con cui uccide le prede o si difende. Il veleno di questo artropode contiene acetilcolina, istamina e serotonina.

Può essere di colori molto variabili, ma la maggior parte è di color marrone tendente al bruno-rossastro con un tono giallo-arancio per le gambe. È un animale carnivoro che si nutre di qualsiasi altro animale che riesce a uccidere: invertebrati, insetti, tarantole, ma anche piccoli vertebrati come lucertole, rane e piccoli uccelli e serpenti.

La scolopendra è un animale relativamente innocuo per l'uomo, sebbene il suo morso piuttosto doloroso. Ha un comportamento aggressivo per natura, ed è anche molto veloce, ma attacca solo se si sente minacciato. Il dolore e il gonfiore provocati dal suo veleno raramente superano le 3-4 ore. Ad ogni modo causa reazioni locali come arrossamento, gonfiore, prurito, dolore e sudorazione abbondante. In soggetti particolarmente sensibili causa anche nausea e febbre. A volte dopo la puntura può essere necessaria la somministrazione di cortisone. La morte da morso di scolopendra è quasi sconosciuta, si è registrato un solo caso in tutto il mondo. Il nostro consiglio è quello di evitare di camminare scalzi e ovviamente di non provare mai a toccarli.

4. Medusa Vespa di mare o Medusa Scatola (Chironex Fleckeri)

L'animale che viene considerato il più velenoso al mondo non è un serpente o un ragno, bensì la Medusa Vespa di mare (Chironex Fleckeri). Questa impressionante medusa ha un veleno così potente che può uccidere una persona in meno di un minuto e la quantità di veleno presente in una sola può uccidere fino a 60 uomini. A seconda dell'età dell'esemplare, il veleno è più o meno potente dato che aumenta l'efficacia con il passare degli anni.

Gli esemplari più grandi possono arrivare a misurare come una palla da basket, mentre i lunghi tentacoli possono arrivare a misurare 3 metri. Altra particolarità di questi esemplari è che possiedono ben 96 occhi, per una visione a 360 gradi. Vive nei mari australiani, in quello indiano e nelle regioni dell'Oceano Pacifico meridionale, raggiungendo spesso anche le coste della Thailandia.

Si nutre di crostacei e piccoli pesci, ma resta uno degli animali più pericolosi per l'uomo: negli ultimi anni si registrano a causa sua più di 60 morti solo in Australia. Nonostante l'antidoto, la rapidità dell'attacco e dei suoi effetti difficilmente lascia scampo. Il veleno entra in circolo attraverso il contatto con i pungiglioni chiamati nematocisti che ricoprono i tentacoli, che possono penetrare nella pelle umana fino a circa 1 millimetro e iniettare quindi il veleno. La "strisciata" è dolorosissima e produce un'intensa sensazione di calore. Una volta nel sangue, il veleno causa intensi spasmi muscolari, paralisi respiratoria ed infine arresto cardiaco, il tutto nel giro di 2-3 minuti.

L'aceto è l'unica sostanza che conosciamo che può placare progressivamente gli effetti delle sostanze tossiche di questa medusa in attesa di intervento medico. A questo scopo, consigliamo di portare una bottiglietta di aceto con voi se andate a fare il bagno nella acque thailandesi per intervenire immediatamente in caso di contatto. Altro accorgimento per ridurre il rischio di essere morso, è quello di evitare di entrare in acqua quando il cielo è nuvoloso o subito dopo una tempesta, perché è più probabile incontrarle. Il calore del sole infatti danneggia le medusa che nelle giornate soleggiate difficilmente si avvicina alla costa.

In questi articoli di AnimalPedia puoi trovare alcuni degli animali marini più pericolosi al mondo e i 10 animali più velenosi esistenti in natura. La curiosità non è mai troppa!

5. Elefante Asiatico (Elephas maximus)

Anche se c'è una grande offerta turistica attorno a questi animali considerati sacri, gli elefanti non sempre sono animali docili. Essendo animali sociali che vivono in gruppo, si difendono spesso l'un l'altro. Per questo sconsigliamo di avvicinarci a quelli selvaggi, anche se mostrano un atteggiamento mansueto.

Purtroppo il maltrattamento degli elefanti in Thailandia è una pratica abituale: se nel 1900 c'erano ben 30.000 elefanti liberi e 100.000 in cattività, oggi la popolazione si è ridotta drasticamente, tanto che restano solo 4.000 esemplari in cattività e 2.000 in libertà.

Chiediamo quindi di non fomentare questo tipo di turismo che prevede le gite con gli elefanti. Questi animali vengono usati per trasportare in groppa tutto il giorno i turisti stranieri dopo un lungo ed esasperante addestramento in cui sono legati e picchiati con delle canne di bambù, rinchiusi e costretti fin da piccoli in piccole gabbie. Meglio osservarli nel loro habitat naturale o in un santuario.

Per sapere di più su questa pratica tremenda, e capire come fare del turismo responsabile, leggi questo articolo di AnimalPedia sul maltrattamento degli elefanti in Thailandia.

6. Varano (Varanus Merrem)

Il Varano è il secondo rettile più grande del mondo. Arriva a misurare 3 metri di lunghezza ed è abbastanza facile da avvistare nei corsi d'acqua thailandesi. Il nome "varano" proviene dall'arabo e significa "guardiano". Questo nome deriva dalla sua capacità di ergersi sulle zampe posteriori e di controllare meglio l'ambiente circostante.

I varani sono molto intelligenti e studi effettuati su alcune specie mostrano la loro capacità di contare. Il più grande tra i varani è il Varanus komodoensis, noto anche come dragone o Varano di Komodo, che raggiunge addirittura 3,5 metri di lunghezza e pesa oltre 150 kg. Ha le palpebre coperte da una piastra ossea e la pelle nera provvista di grossi granuli. Si nutre di grandi mammiferi come cervi, maiali, cavalli e bufali e si registrano anche attacchi all'uomo. Ha una strategia di caccia molto particolare: se non riesce ad abbattere immediatamente la preda, ma solo a ferirla, la insegue fino a quando muore o si accascia. La sua saliva , infatti, contiene grandi colonie batteriche velenose che rapidamente causano debolezza a chi ne entra in contatto e infezioni gravi nella zona ferita.

Nel 2016 a Bangkok i varani hanno raggiunto una popolazione fuori controllo aggirandosi per il parco Lumpini, spaventando i passanti e minacciando i ciclisti. Questi rettili vivono nel parco da parecchi anni, ma negli ultimi tempi il loro numero era aumentato a dismisura, arrivando a circa 400 esemplari. Ciò è dovuto anche alla loro lunga vita, che dura in media 20 anni. L'emergenza è stata gestita con la cattura di molti esemplari che sono stati poi spostati in una riserva naturale vicina.

7. Tigre di Corbett (Panthera Tigris Corbetti)

La Tigre di Corbett è in grave pericolo di estinzione. In generale la tigre purtroppo rischia di scomparire dalla faccia della terra: 4 specie di tigre non esistono più e ne sono rimaste solo 5 sottospecie che si trovano sul territorio asiatico. Oggi ne restano meno di 3.000 esemplari. La tigre viene cacciata per la pelle, gli occhi, le ossa e persino gli organi. Nel mercato illegale, l'intera pelle di questa creatura maestosa può costare fino a 50.000 dollari. La caccia per bracconaggio e la distruzione del suo habitat naturale per il massiccio sviluppo di infrastrutture sono le principali ragioni della sua scomparsa.

La tigre di Corbett (Panthera tigris corbetti) è una sottospecie di tigre estremamente rara in natura: si stima infatti che esistano meno di 250 esemplari. Viene conservata nei monasteri come animale sacro e alcuni esemplari vivono nel Parco Nazionale di Thaplan. Nel 2017 è stato fatto un censimento delle tigri thailandesi e i ricercatori hanno scoperto una piccola popolazione riproduttiva di tigre indocinese con almeno sei cuccioli, in un parco nazionale situato nella Thailandia orientale. Prima di scoprire l’esistenza di questo branco, era nota solo un’altra popolazione stanziale e riproduttiva di tigri indocinesi in tutto il mondo. Si tratta dunque di una scoperta eccezionale che potrebbe significare un futuro meno incerto per questo mammifero.

L'’intensificazione delle misure anti-bracconaggio hanno svolto un ruolo fondamentale nella conservazione delle popolazioni di tigri, garantendo loro un ambiente sicuro in cui riprodursi. Nei primi anni 2000 si riteneva che in Thailandia rimassero ormai popolazioni molto piccole e frammentate. Oggi invece, grazie alla corretta gestione dei parchi, questa regione si ritrova inaspettatamente ad essere l’ultima roccaforte della tigre indocinese. Dobbiamo tuttavia continuare questi sforzi contro la grave minaccia dei disboscamenti e della caccia da parte dei bracconieri.

8. Cane (Canis lupus familiaris)

Tra la fauna della Thailandia è possibile osservare un gran numero di cani randagi. Questi animali sono abituati ad essere circondati dalle persone e per questo non manifestano comportamenti aggressivi verso l'uomo. Nonostante ciò, ci sono alti indici di infezioni di rabbia per morso di cane, quindi è sempre meglio non avvicinarsi o cercare di accarezzarli, perché non si sa mai come potrebbero reagire. Ovviamente se dovessi essere morso, recati subito all'ospedale.

I thailandesi amano e rispettano molto i cani ma il problema del randagismo è molto serio e difficile da risolvere poiché vengono lasciati liberi di circolare ma non ce nessuno che se ne prenda davvero cura. Infatti si ammalano spesso, non sempre riescono a procurarsi il cibo e si riproducono senza sosta. Pensa che nella sola città di Bangkok vivono più di 300.000 randagi tra cani e gatti. Il problema è che a livello culturale, oltre al fatto di non considerare questi animali come domestici, non considerano lecita la pratica della sterilizzazione.

Oltre che un pericolo in sé, i cani randagi costituiscono un pericolo per l'uomo in quanto rischiano di diffondere malattie zoonotiche. Negli anni '90 il governo thailandese fu costretto a sopprimere un gran numero di cani fino a che la Society for the Prevention of Cruelty to Aimals è intervenuta a fermale la strage. Nonostante l'introduzione dell'obbligo a registrare gli animali in possesso e le numerose campagne di sterilizzazione, il randagismo non è stato sconfitto e il numero di esemplari randagi è tuttora in aumento.

9. Macaco Cinomolgo o Macaco di Buffon o Macaco di Giava (Macaca Fascicularis)

Sono famosissime le immagini di spiagge thailandesi dove si vedono le scimmie chiedere del cibo ai turisti, così come i templi buddisti dove si sono stanziate intere colonie di scimmie. A circa 15 minuti di barca da Phi Phi Island in Thailandia si trova Monkey Beach, l'isola delle scimmie. Questa spiaggia dalla sabbia bianchissima ospita un gruppo di macachi spesso immortalati dalle fotografie dei turisti poiché si fa avvicinare dalle persone in cambio di acqua e cibo.

Solitamente le colonie che vivono anche a contatto con gli esseri umani sono pacifiche e curiose, ma bisogna fare attenzione poiché questi animali possono arrabbiarsi se non ottengono quello che vogliono o si sentono minacciati. Inoltre sono anche portatori di rabbia. Essendo abituati alla presenza dell'uomo potrebbero avvicinarsi se vedono qualcosa di commestibile. C'è da stare attenti perché sono anche molto abili nel rovistare nelle borse e negli zaini in cerca di cibo. Se vedete che sono troppo aggressive, utilizzate un bastone per tenerle a distanza.

I macachi sono animali diurni che vivono in vari tipi di foresta, purché vi siano delle acque nelle vicinanze. È una specie prevalentemente arboricola ma cerca il cibo anche al suolo. Vive in gruppi che possono contare fino a 60 individui dove vige una rigida gerarchia, sia tra i maschi sia tra le femmine. La dieta è costituita di frutta e semi, ma comprende anche altri alimenti vegetali, insetti, uova di uccelli e piccoli vertebrati. I gruppi che vivono presso la costa si nutrono anche di crostacei e molluschi marini.

10. Sanguisuga (Hirudo medicinalis)

La Sanguisuga non è del tutto pericolosa per l'uomo, però un suo incontro presuppone di sicuro una spiacevole esperienza. Nell'epoca delle piogge, si nascondono in tutti i sentieri nascosti delle città della Thailandia e non solo, in attesa di una preda a sangue caldo cui attaccarsi. Per questo le autorità consigliano di indossare jeans lunghi e buste di plastica attorno ai piedi quando le strade sono allagate. Generalmente però vivono in acque dolci stagnanti, nell’erba umida e nelle zone paludose, attaccando gli animali che si avvicinano per abbeverarsi.

Questo parassita succhia il sangue per cibarsi (da qui il nome) attraverso la ventosa orale che premono sull'epidermide della vittima. Incide poi le mascelle che vengono usate come seghe circolari mentre le ghiandole salivari secernono l'irudina, una sostanza che impedisce la coagulazione del sangue. In sé la quantità di sangue che viene consumata non è abbondante, ma se si somma a quella che si disperde successivamente dalla ferita, può diventare pericolosa. Nell’intestino della sanguisuga il sangue viene condensato mediante eliminazione di acqua e digerito in un periodo che si prolunga per circa 6 mesi.

Le sanguisughe sono pericolose? Il loro morso non trasmette malattie, ma le ferite possono sanguinare a lungo e si potrebbero infettare. Se trovi una sanguisuga attaccata al corpo, non farti prendere dal panico, dato che non diffonde malattie e non provoca dolore. Dopo 20 minuti circa cade da sola, altrimenti puoi anche togliere piuttosto facilmente la ventosa usando semplicemente l'unghia.

11. Zanzara (Culicidae Meigen)

La zanzara è uno dei tanti animali pericolosi della Thailandia. Non tanto per i danni da puntura ma per le malattie che trasmettono, come ad esempio la malaria, la Febbre Dengue, la febbre gialla, l'Encefalite Giapponese o la chikungunya. Quest'ultima trasmessa soprattutto dalla zanzara tigre. Questi insetti amano il clima umido, la vegetazione rigogliosa, le pozze d’acqua e i bacini idrici, tutti elementi che caratterizzano la Thailandia.

Il miglior modo per evitare il contagio è fare i vaccini anche se ancora non esistono contro la malaria, la febbre Dengue e la chikungunya. Le precauzioni più utili sono quelle di soggiornare in aree protette da zanzariere, indossare abiti che coprano la maggior parte del corpo con maniche e pantaloni lunghi (possibilmente di colore chiaro) e soprattutto l’uso dei repellenti per insetti sia sulla pelle che sugli abiti. Tutto ciò sia di giorno che di notte.

12. Vespa Falco della Tarantola (Pepsis Formosa Pationii)

Tra gli insetti della Thailandia c'è anche la Vespa Falco della Tarantola. È un insetto piuttosto grande che va dai 5 ai 7 cm. Il corpo è di colore blu scuro e le ali di color marrone vistoso che serve ad avvertire i predatori della sua pericolosità. È dotata di 6 sottili zampe alla cui estremità possiede piccoli artigli uncinati che servono a catturare le prede. Infatti, anche se è un insetto che si nutre di nettare, la larva si ciba di carne e da adulta la femmina ha bisogno dell'aiuto di un ragno per riprodursi.

La tecnica riproduttiva è infatti molto particolare: attraverso l'odore la femmina di Vespa trova il ragno, che solitamente è una tarantola, che punge e paralizza immediatamente con il suo veleno del pungiglione. A questo punto l'insetto trascina il ragno nella sua tana e depone nell'addome del ragno ancora vivo la larva. Una volta che questa esce dall'uovo comincia a cibarsi del ragno fino alla sua completa metamorfosi in adulto. I maschi di Vespa Falco della Tarantola non sono dotati di pungiglione.

Nonostante la riproduzione tanto cruenta, questo insetto generalmente non attacca l'uomo, a meno che non si senta davvero minacciato. Tuttavia, se ciò dovesse accadere, la sua puntura è la più dolorosa al mondo. Il dolore che si prova è feroce e accecante, non permette di fare nessuna cosa, ma per fortuna dura solo 5 minuti e non è particolarmente tossico per l'uomo.

13-16 Squali in Thailandia

In Thailandia è molto comune fare immersione soprattutto nella costa occidentale, dove il clima tropicale persiste da Novembre fino a Maggio, e nel Golfo della Thailandia, dove i subacquei godono del clima delizioso da Maggio fino ad Ottobre. Insomma ce n'è per tutto l'anno. La fauna marina è molto varia e comprende anche alcune specie si squali. Tra le meravigliose barriere coralline di quest'area si possono osservare: squali balena, squali di barriera pinna bianca, squali nutrice e squali leopardo.

Il termine "squalo" deriva dal latino squalus che significa ruvido e aspro in riferimento alla pelle dell'animale (da qui derivano anche i termini squama e squamoso). Tutti gli squali sono carnivori e la maggior parte si nutre di pesci ed altri animali marini, a differenza degli esemplari più grandi che si nutrono invece di plancton.

A causa del tardo raggiungimento della maturità sessuale, molti squali sono stati posti dal WWF nella lista delle specie ad alto rischio d’estinzione. In tutta l’Asia infatti sono cacciati per le loro pinne, considerate ottime per la zuppa ed afrodisiache, mentre altri pericoli derivano dall’inquinamento dei mari, dalle reti da pesca abbandonate e dall’uomo in generale.

Squali Balena

È il più grande squalo esistente. Unica specie del genere Rhincodon, ha il corpo più largo e appiattito sul dorso degli altri squali, la testa smussata e la bocca molto ampia. È lungo mediamente 10 metri con un peso medio di 9 tonnellate, ma si stima possa arrivare a misurare fino a 20 metri di lunghezza. Malgrado l'aspetto che incute timore, è relativamente innocuo per l'uomo. si nutre quasi esclusivamente di plancton, gamberetti e calamari, filtrando il cibo dalle branchie. Per mangiare si avvicina alla superficie dell'acqua, apre la bocca e muove ritmicamente la testa perché le branchie possano filtrare il cibo. È molto longevo, infatti vive in media 60 anni.

L’incontro con lo Squalo Balena è nella lista dei desideri di ogni subacqueo. La richiesta infatti è molto frequente anche in Thailandia. Gli Squali Balena frequentano le calde acque tropicali intorno al mondo, con parecchi avvistamenti in acque basse, nelle vicinanze delle stesse barriere coralline frequentate dai subacquei.

Ultimamente i siti d’immersione del Sud della Thailandia hanno registrato un incredibile aumento degli Squali Balena, con un numero d’avvistamenti mai riscontratosi negli ultimi dieci anni. In alcuni casi si sono avvistati fino a tre diversi Squalo Balena contemporaneamente nella stessa area, cosa normalmente molto rara nelle acque Thailandesi.

Normalmente questo squalo si fa avvicinare senza problemi. Se viene infastidito dal rumore delle barche o da subacquei troppo invadenti, si immerge allontanandosi in pochi secondi. In ogni caso si deve agire con la massima cautela e con il rispetto nei confronti di questa affascinante creatura.

Squali Pinna Bianca

Lo Squalo Pinna Bianca è uno degli squali più comuni che possiamo trovare nell'Oceano Pacifico e Indiano, e quindi anche in Thailandia. Di piccole dimensioni dato che di solito non supera il metro e mezzo di lunghezza, è facilmente riconoscibile per il corpo snello e la testa breve ma larga. Inoltre ha dei riconoscibili lembi di pelle di forma tubulare vicino alle narici, gli occhi ovali con le pupille verticali e, naturalmente, i margini bianchi delle pinne da cui prende il nome.

È una delle poche specie in grado di pompare acqua nelle branchie e che quindi può rimanere immobile sul fondale. Di giorno riposa all'interno di grotte naturali mentre di notte caccia in gruppo. Per questo è molto difficile vederlo in immersioni diurne. In ogni caso è difficile che attacchi l'uomo, solitamente al massimo gli si avvicina per curiosità. C'è più rischio che i nuotatori vengano feriti da altri animali che cercano di togliergli la preda appena cacciata. In alcuni luoghi ha addirittura imparato ad associare la presenza di cibo con il suono di un arpione lanciato da un fucile o di un'ancora gettata da un'imbarcazione e a reagire in pochi secondi.

Purtroppo anche questa specie di squalo è minacciata dal rischio di estinzione, a causa soprattutto di un'attività di caccia non regolamentata nelle acque in cui vive. Solo raramente diventa aggressivo senza essere stato provocato, infatti ad oggi sono stati registrati solo due attacchi dello Squalo Pinna Bianca nei confronti di esseri umani.

Squali Nutrice

Esistono 3 specie di Squali Nutrice e appartengono tutti alla famiglia dei Ginglymostomatidae.

  • Lo Squalo Nutrice per eccellenza è il Ginglymostoma cirratum, lungo fino a 4,30 metri. Questo squalo possiede una pelle molto dura e un paio di barbigli sotto la bocca, che gli consentono di trovare gli invertebrati di cui si nutre. Attraverso la piccola bocca risucchia le prede mentre nuota ad alta velocità. Trascorre le giornate riposandosi sul fondale da solo oppure in gruppo, i cui esemplari a volte sostano in pile uno sopra l'altro. La pesca di questi squali non è molto estesa ma, poiché sono provvisti di una pelle incredibilmente resistente, viene ucciso per la carne e il fegato e anche per utilizzate la pelle nella fabbricazione di abiti costosi. È considerato innocuo, anche se sono stati riportati alcuni attacchi avvenuti senza apparente provocazione da parte dell'uomo.
  • Lo Squalo Nutrice Fulvo (Nebrius ferrugineus) misura poco più di 3 metri. Può essere di colore giallastro, rossastro o grigiastro-bruno sul dorso, mentre si presenta quasi bianco sul ventre. È anche capace di lenti cambiamenti di colore per mimetizzarsi con l’ambiente. Sono squali fondamentalmente notturni. Hanno un comportamento ancora più docile rispetto a quello dello squalo nutrice: spesso i subacquei avvicinano gli squali fino anche a toccarli e giocare con loro. Tuttavia in rare occasioni hanno reagito alle provocazioni mordendo. Gli Squali Nutrice Fulvi sono le attrazioni preferite per i subacquei ecoturistici al largo della Thailandia, si adatta bene alla cattività e viene per questo esposto negli acquari pubblici in Europa e negli Stati Uniti.
  • Dello Squalo Nutrice Codacorta (Pseudoginglymostoma brevicaudatum) sappiamo veramente poco. Con i suoi 75 cm, è il più piccolo delle tre specie. Vive nelle acque tropicali dell'Oceano Indiano occidentale ed ha il corpo marrone scuro. I giovani hanno un disegno a strisce di selle scure su fondo chiaro, una lunga pinna caudale e ampie pinne pettorali. È dotato di corti barbigli nasali e la corta pinna caudale; si distingue dagli altri due anche per le due pinne dorsali arrotondate.

Squali Leopardo

Lo Squalo Leopardo (Triakis Semifasciata) ha una forma affusolata e un profilo ventrale piatto, il muso corto e arrotondato, e due lembi triangolari di pelle posizionati davanti alle narici. Ha ben due pinne dorsali e una livrea unica e decisamente interessante: il ventre è bianco mentre il resto del corpo presenta un colore di fondo variabile dal grigio elefante al grigio dorato. Sul dorso presenta invece una serie di larghe chiazze ovali brune che scendono fino a metà fianco, alternate a piccole macchie rotonde. Le pinne invece sono grigie come il resto del corpo. Se i maschi raggiungono quasi i 2 metri, le femmine sono leggermente più piccole.

Ha un carattere diffidente e schivo, e si dà alla fuga molto velocemente. Non è pericoloso per l'uomo: l'ultimo ferimento ai danni di un essere umano risale al 1955, quando uno Squalo Leopardo ferì leggermente un subacqueo perché questo ebbe un attacco di epistassi in acqua. Questa specie è molto pescata per via della sua ottima carne. La sua natura predatoria, purtroppo, lo mette a contatto con numerosi inquinanti di origine umana che assorbe attraverso la pelle e i tessuti. Fino agli anni '90 era inoltre una specie molto diffusa negli acquari, ma ora per fortuna è allevato quasi solo in acquari pubblici, in cui può sopravvivere fino a 20 anni.

Attacchi di squali

Innanzitutto è necessario distinguere tra attacchi provocati e non provocati. L'attacco di squalo non provocato avviene quando l'animale - all'interno del suo habitat naturale - attacca un uomo ancora in vita senza essere stato in precedenza provocato. Tutti gli altri episodi sono classificati come attacchi provocati. Questi ultimi si verificano in acquari pubblici o in centri di ricerca, possono essere rivolti a persone già morte (definito "sciacallaggio" ai danni di vittime di annegamento), o contro imbarcazioni.

L'International Shark Attack File (ISAF) ha stimato per il periodo che va dal 2001 al 2006 che il numero medio di morti all'anno dovute ad attacchi di squalo non provocati è di circa 4,3 in tutto. Nel mondo negli ultimi vent'anni vi è stata una media di 5-6 attacchi mortali all'anno ai danni di esseri umani, con picchi di 11 morti nel 1993 e sempre 11 nel 2000. Molti di più sono quelli che muoiono direttamente o indirettamente per mano dell'uomo.

Gli squali pericolosi per l'uomo sono davvero pochi. Solo quattro delle 500 specie di squali conosciute sono state coinvolte in un numero significativo di attacchi fatali e non provocati: il grande squalo bianco, lo Squalo Longimanus, lo squalo tigre e lo Squalo dello Zambesi. E nessuno di questi è normalmente presente nelle acque thailandesi, quindi non presentano un pericolo per i turisti né per gli autoctoni.

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