Gufo e civetta: simbologia e significato
Innanzitutto bisogna dire che la civetta e il gufo sono entrambi uccelli rapaci e animali notturni che si assomigliano molto ma che non appartengono alla stessa specie. Infatti per i non esperti del settore è molto facile confonderli ed è assolutamente falsa la credenza che la civetta è la femmina del gufo.
Questa differenza si riflette anche nel diverso significato che questi due animali hanno nella cultura delle civiltà presenti e passate. In questo articolo di AnimalPedia Gufo e civetta: simbologia e significato affronteremo proprio cosa rappresenta il gufo e qual'è la simbologia della civetta.
Civetta e gufo: differenze
Innanzitutto i gufi e le civette sono entrambi uccelli che appartengono alla famiglia dei rapaci con abitudini crepuscolari, particolarmente attivi tra il tramonto e l'alba. In comune, tra le altre cose, hanno anche l'habitat, i grandi occhi sgranati e il fatto di essere abili predatori.
Nonostante ciò, civetta e gufo appartengono a due specie differenti: il gufo infatti fa parte del genere Bubo mentre la civetta appartiene al genere Athene (la sottospecie più comune è Athene noctua cioè "Atene notturna"). Per quanto riguarda l'aspetto fisico, il gufo si distingue dalla civetta per i ciuffi sulla testa, tranne il gufo delle nevi che non ha ciuffi e potrebbe quindi essere scambiato facilmente per una civetta.
In generale gli uccelli erano considerati dagli antichi i messaggeri del volere degli dei perché volano più in alto degli uomini e quindi più vicini agli dei. Si studiavano per questo i loro movimenti con la convinzione che potessero predire le sorti degli uomini. Se ti affascinano questi incredibili animali e per approfondire le differenze e le caratteristiche comuni di questi splendidi rapaci, leggi il nostro articolo di AnimalPedia sulla differenza tra gufo e civetta, scoprirai anche le peculiarità del barbagianni e dell'allocco e come riconoscerli a colpo d'occhio.
Gufo o civetta? Puoi riconoscere il rapace che vedi nella foto? Scrivicelo nei commenti.
Civetta significato: positivo
Per quanto riguarda la simbologia legata alla civetta possiamo dire che la sua immagine è contraddittoria. Testimonianze sulla civetta in campo mitologico, letterario, folklorico e linguistico, dimostrano infatti il passaggio dalla sacralità alle fantasie superstiziose di questa straordinaria abitatrice della notte.
Per alcune tradizioni la civetta è un uccello di malaugurio: gli egizi ad esempio la associavano alla morte e alla vita ultraterrena. Grazie ad Omero, però, la civetta viene riscattata dalla sua fama sinistra. Questo volatile era già presente nei miti degli antichi greci, infatti accompagnava la greca dea Atena (che in seguito corrispose alla dea romana Minerva) simbolo di filosofia e saggezza, dell'intelligenza razionale che "vede" dove altri scorgono solo ombre e tenebre. Stiamo parlando della "Civetta di Minerva", considerata sacra alla dea Atena perché capace di vedere al buio, cui la dea affida la supervisione delle faccende notturne. Da qui deriva il nome del genere a cui appartiene il rapace, ovvero Athene.
Fin dalle prime raffigurazioni di Atena, la dea è dipinta con una civetta appollaiata sulla testa. In epoca arcaica Atena potrebbe essere stata infatti una dea-uccello simile a Lilith oppure alla dea con le ali e gli artigli da civetta raffigurata sul Rilievo Burney, un rilievo di epoca mesopotamica in terracotta degli inizi del millennio II a.C. Più volte infatti Omero definisce la dea della sapienza come dea "dal volto di civetta".
Nell'antica Grecia esisteva un proverbio che si riferiva ad abbondanza e ricchezza che diceva "Portare le civette ad Atene". Per questo significato simbolico sulle monete ateniesi era raffigurata proprio la civetta ed il suo nome divenne sinonimo di denaro. Dalla fine del VI secolo a.C. compaiono nelle monete di Atene al recto la testa di Atena e al verso una civetta con un ramo di olivo e le prime tre lettere del nome della città.
Nella mitologia romana, Nittimene figlia del re di Lesbo era amata dal padre e per evitare l'incesto fugge nel bosco dove, per pietà, viene trasformata in civetta dalla stessa Minerva.
Ci fu però una certa confusione nel significato della civetta e quello del gufo e del barbagianni nella tradizione che ha portato a credenze fuorvianti e a fare della civetta una compagna delle streghe. In realtà la strix di cui ci parlano Plauto, Properzio, Ovidio e Plinio (un uccello notturno che succhia il sangue soprattutto dei bambini e che spesso si trasforma in donna malvagia o larva) è identificabile con il barbagianni. Se consideriamo le sue abitudini notturne e il fatto che in parecchi dialetti italiani la civetta si chiama in un modo che dipende dalla parola strix, capiamo perché nella cultura popolare si cominciò ad associarla alla strega.
Eppure la più illustre donna esperta di magia e capace di trasformarsi in rapace notturno che la letteratura latina ci abbia tramandato, la Panfile delle Metamorfosi di Apuleio, si trasforma chiaramente in bubo, in gufo, e non in noctua, ovvero in civetta. Così come avviene nelle Metamorfosi di Ovidio in cui Asclalafo per punizione è trasformato da Cerere/Demetra in un gufo
Nella religione induista è famosa la storia della disputa tra l'avvoltoio e la civetta nel poema epico Ramayana, uno dei più importanti testi sacri induisti. Qui si narra di una civetta (simbolo della notte) e di un avvoltoio (simbolo del giorno) che litigano per un nido e chiamano in causa il dio Rama che deve decidere a chi appartenesse. Per farlo chiede da quanto tempo i due vivono in quel nido e, mentre l'avvoltoio dice che è suo fin da quando esistono gli uomini sulla Terra, la civetta afferma che il nido è suo da quando esistono gli alberi. Il dio Rama decide per la civetta, in quanto gli alberi sono più antichi dell'uomo. Pare qui la storia dirci che la civetta proviene dalla notte e dall'oscurità che anticipano la venuta del giorno e dell'uomo.
Nel Panchatantra, invece, la più famosa raccolta di favole indiana e probabilmente anche la più antica, narra di una guerra tra la civetta e il corvo per cui la civetta uccide i corvi di notte mentre dormono. La guerra inizia a causa del corvo che si oppone alla elezione della civetta quale re degli uccelli, dichiarandola il più furbo tra i volatili. Questo racconto viene ripreso più volte sia nella tradizione bizantina che in quella europea, dove capita anche i ruoli s'invertano: è il corvo che sta per essere proclamato re e la civetta che invece si oppone.
Questo scontro tra civetta e corvo si trova in altre tradizioni, come ad esempio quella russa dove la civetta accusa il corvo di aver mangiato le uova delle oche e dei cigni, e per questo viene punito.
Anche Aristotele nella sua "Storia degli Animali" riprende l'associazione della civetta con il fatto di mangiare le uova di altri animali:
"Sono poi in rapporti di ostilità la berta e la civetta. La berta, infatti, nel bel mezzo del giorno (poiché la civetta non ci vede bene quando c'è luce) le sottrae tutte le uova e se le mangia. Al contrario, la civetta, nel pieno della notte, fa lo stesso con le uova della berta: insomma, una è avvantaggiata di giorno, l'altra di notte."
Nell'Avesta, la raccolta di libri sacri della religione zoroastriana del profeta fondatore Zaratustra, religione molto diffusa in passato in tutta l'Asia centrale, si parla delle piume della civetta come di amuleti portafortuna.
Civetta significato: negativo
La fama di uccello del malaugurio la troviamo invece già in alcuni scrittori dell'Antica Roma, ancora prima che nel folklore europeo. Eliano, ad esempio, nel suo De natura animalium descrive le civette come esseri simili a donne dedite a stregonerie e incantesimi, che grazie al loro abile trasformismo sono in grado di attrarre su di sé altri uccelli. Secondo Eliano la civetta poteva cambiare le sembianze del volto anche in quelle della preda prescelta, dando il là a quelle connessioni che faranno della civetta una femmina incantatrice e della civetteria un'arte maliziosa.
La chiaroveggenza della civetta che può vedere nel buio e le abitudini peculiari di questo animale notturno schivo, solitario e che spesso abita i cimiteri, hanno portato in molte a diverse superstizioni nei confronti di questo animale, considerato anche demoniaco a seconda delle culture popolari. Nella simbologia cristiana, ad esempio, la civetta vede nella notte più buia poiché ha negli occhi una forza luminosa che dissolve le tenebre e secondo una credenza della Francia meridionale e della Spagna questi rapaci alimentano la loro fonte luminosa con l'olio delle lampade votive, per questo vengono chiamati "succhialampade".
I celti soprannominavano la civetta "uccello cadavere", reincarnazione della strega che scruta di notte mentre in India è l'emblema del dio Yama, signore dei morti di cui giudica l'anima. In Argentina si racconta che una guaritrice vedeva le malattie e di conseguenza le curava, scrutando negli occhi della sua civettina imbalsamata. Testimonianza ulteriore di questa chiaroveggenza sono gli stemmi araldici della Gran Bretagna: l'effige di una civetta d'oro in campo verde rappresenta l'uomo saggio che vede le cose al di là delle apparenze.
In America del Sud se si avvista una civetta bisogna fare gli scongiuri e allontanarsi subito pronunciando la formula "credo in Dio e non in vos" per evitare il maleficio e respingere il demonio che ha le sembianze di questo animale. Nella società pre-colombiana in Paraguay, ad esempio, ogni volta che si sentiva il verso di una civetta, gli Araucani si davano un gran da fare nel tentativo di scacciare i demoni. Allo stesso modo gli Indios al sentire il loro verso insultavano i poveri volatili per scacciare il male che portavano con sé.
Gli ebrei rappresentano e identificano il demone femminile Lilith con la civetta per porre in risalto la natura notturna della dea, l'inganno, la malignità, la sessualità ed il buio. Questa simbologia deriva dall’immagine ancora più antica della dea Lilith (prima moglie di Adamo) del periodo mesopotamico (3.000 a.C.): questa dea demoniaca è rappresentata insieme a due civette e a due leonied è associata a tempesta, disgrazia, malattia e morte.
Per gli stessi motivi, in Europa, in Asia e in Africa la civetta è associata alla stregoneria: le streghe pare avessero la capacità di trasformarsi in civette per girare indisturbate di notte in cerca di erbe velenose, oppure per spiare le persone o cacciare animali (soprattutto topi, rospi e pipistrelli) che sarebbero serviti loro per realizzare le pozioni. si dice che alcune parti del corpo delle civette, come ad esempio le piume, il cuore, le zampe, le ossa e gli occhi, venissero usate dalle streghe come potenti amuleti e talismani. In alcune leggende popolari della Germania e della Scandinavia, la civetta è considerata spirito dei boschi e ancora oggi esiste il costume di inchiodare sulle porte delle case e delle fattorie le civette che si sono uccise.
Civetta significato: in italiano
Nella cultura popolare italiana la civetta nel tempo è diventata lugubre messaggera di morte. Il suo verso infatti era segno di cattivo presagio poiché associato ai lamenti delle anime dei morti. Si diceva che quando canta sul tetto di una casa fosse segno di morte per qualche membro della famiglia. Questa superstizione si ritrova in molti autori classici, come per esempio Piero Valeriano nei suoi Hieroglyphica (1556) che la indica come simbolo di morte. La stessa metafora compare in una poesia di Giovanni Pascoli, intitolata "L'assiuolo" dove il suo verso, prende il simbolo di solitudine e di morte. L'assiuolo non è proprio una civetta ma comunque un rapace notturno.
Nella lingua italiana la civetta si identifica anche con la civetteria dei salotti: già nel 1494 Poliziano intende con "civettare" l'arte dell'attirare gli uomini attraverso moine, e ancora prima Giovanni Boccaccio usa il termine zimbello con il significato di lusinga, oltre che per denotare le civette quali uccelli di richiamo. Da qui la derivazione del termine zimbellare, usato sia per indicare l'addescamento con lusinghe che la caccia con lo zimbello. Per questo le civette hanno anche fama di seduttrici dato che questo rapace veniva usato dai cacciatori come richiamo per ingannare uccelli più piccoli attraendoli con un particolare modo di battere le ali, con inchini, ammiccamenti e altri atteggiamenti simili, irresistibile spettacolo per le potenziali prede.
Sempre in Italia l'auto della polizia che fa la ronda notturna in borghese viene chiamata gufo o civetta per l'associazione con la vigilanza di notte e la vita notturna del rapace. Inoltre il foglio-civetta è il foglio di carta esposto dai giornalai con il sommario di un quotidiano o di un periodico che viene appeso alle edicole per attirare l'attenzione dei passanti. La notizia-civetta è l'informazione pubblicata per sondare le reazioni dell'opinione pubblica.
Nel Bel Paese esistono varie espressioni popolari con la parola "civetta", eccone alcune:
- Per "gioco delle civette" si intende il gioco di ragazzi dove uno dei giocatori si pone al centro e cerca di far cadere agli altri il berretto dal capo con una percossa. Questo gioco prende il nome dalla civetta perché essa alza e abbassa la testa come appunto il giocatore che sta nel mezzo.
- "Fare a civetta" invece sta a significare di abbassare velocemente la testa, scansarsi con agilità per evitare il colpo oppure spiare furtivamente qualcosa.
- "Portare il capo a civetta" significa acconciarsi i capelli in modo vistoso, e stravagante.
- "Mangiare come le civette" è un'espressione che indica il mangiare in fretta e furia senza masticare.
- Mentre il detto "tenere la civetta per uccellare i pettirossi"sta a significare il guadagnare ricorrendo ad espedienti.
Moltissimi inoltre sono i riferimenti letterari alla civetteria delle donne, uno per tutti Gozzano che nel suo poemetto dedicato alla signorina Felicita afferma:
Tu m’hai amato. Nei begli occhi fermi
rideva una blandizie femminina.
Tu civettavi con sottili schermi,
tu volevi piacermi, Signorina:
e più d’ogni conquista cittadina
mi lusingò quel tuo voler piacermi!
Gufo significato simbolico
Anche il significato del gufo, come per la civetta, poteva cambiare a seconda del periodo e della cultura ed essere di buon auspicio oppure di malaugurio. Il simbolismo più comune legato al gufo include sogni, ombre, oltretomba, conoscenza segreta e consapevolezza psichica ma anche nefasti presagi e morte.
Questo rapace ha una valenza simbolica ambivalente: lo si può trovare come simbolo della scienza e del sapere, (appare di frequente nella sigla di librerie ed editori scientifici), mentre nelle credenze popolari il gufo ha un significato negativo, probabilmente per la sua vita notturna, la sua asocialità, la silenziosità del volo e per il verso che ricorda il pianto.
In diverse antiche culture quali la ittita, fenicia, egiziana, etiope, sumera, romana, araba, indù, mesoamericana, il simbolo del gufo ha sempre rappresentato presagi nefasti, demoni, stregonerie, malattie e morte. Il popolo dei Sumeri chiamava il gufo Ukuku, uccello della depressione, del sonno e del dolore del cuore. Per gli Egizi il gufo rappresentava anche la sintesi, la complementarietà degli opposti.
Un vecchio proverbio tuttora in uso in Messico dice che "quando il gufo canta, l'indio muore". Infatti molti popoli dell'America centrale come aztechi, hopi, maya, e peruviani vedono ancora oggi il gufo come un simbolo di morte e distruzione, sacro al Signore dei Morti. Nella cultura maya il gufo - con il nome di Moan - è associato alla morte. Gli hopi associano i gufi alla stregoneria e altri mali. Mictlantecuhtli, il dio azteco della morte, è spesso raffigurato con gufi al seguito.
In India per favorire i sogni premonitori erano poste delle piume di gufo sotto il cuscino: si credeva che in questo modo il suo potere di scrutare la notte e vedere l’invisibile si trasmettesse alla persona attraverso la capacità di capire i propri sogni. In Africa invece il gufo è spesso associato alla magia nera e alla stregoneria. Per il Bantu il gufo è il 'famiglio dei maghi.' Gli Swahili credono che il gufo porti malattie ai figli. Gli Zulu descrivono il gufo come uccello degli stregoni, messaggero di maghi e streghe. In Madagascar presenzia le danze sulle tombe dei morti compiuti dalle streghe.
Nei miti arabi i gufi sono visti come cattivi presagi, proprio come in Italia ed in Ungheria. Il folklore inglese vuole che lo strillo del gufo abbia poteri soprannaturali, è considerato un animale funesto e addirittura Shakespeare lo elenca tra i cattivi presagi (lo chiama con un generico Birth of Night, uccello della notte, perciò potrebbe essere anche una civetta o un barbagianni).
I soli popoli che non abbinano il gufo al male sono i nativi americani, i normanni (vichinghi e svedesi) ed i tartari/mongoli. I tartari Calmuc veneravano il sacro Gufo Bianco fin dai tempi di Gengis Khan. Il mito mongolo narra che durante uno scontro perdente Gengis Khan si rifugiò in un cespuglio, e che i nemici furono tratti in inganno quando un gufo si posò sul cespuglio, in quanto convinti che nessun uccello si sarebbe fidato di appollaiarsi su un cespuglio in cui fosse rintanato un uomo. Per i popoli nordici questo rapace rappresentava il senno e la ragione ed era depositario dell’antica saggezza.
Per esempio in Israele i piccoli gufi grigi sono considerati di buon auspicio specialmente se compaiono vicino ai raccolti. Nell’antica Cina era usanza comune sacrificare questi animali e porre sugli edifici ornamenti (chiamati angoli di gufo) per proteggerli dagli incendi. Presso alcune tribù dell’Asia Settentrionale, invece, si pone un gufo sopra il letto di un bambino per spaventare e allontanare gli spiriti maligni.
La tradizione cristiana non è molto clemente con la simbologia di questa creatura e ad esempio in un passo del profeta Isaia si dice che sul paese di Edom si abbatterà l’ira del Signore e su quelle terre, che diverranno deserte e desolate "il gufo e il corvo vi faranno dimora". In Italia la credenza popolare associa tutti i significati della civetta di cui abbiamo parlato prima anche al gufo: è portatore di sfortuna e non a caso nel gergo giovanile si usa l'espressione "gufare" per indicare il portare sfortuna.
Il gufo di Harry Potter
Edvige è il gufo delle nevi (Bubo scandiacus), conosciuto anche come civetta delle nevi, animale da compagnia di Harry Potter che gli viene regalato dal gigante e barbuto Hagrid. Da allora i due diventano amici inseparabili finché il gufo non si sacrifica per salvare la vita del suo padroncino.
Se ti piace Harry Potter, puoi approfondire altri animali della saga leggendo il nostro articolo di AnimalPedia sui 10 animali del mondo di Harry Potter.
Fino a poco tempo fa la civetta delle nevi apparteneva a un'altra classificazione scientifica (Nyctea scandiaca) ma grazie a dei recenti studi si è scoperto che dal punto di vista cromosomico questo animale ha molte più somiglianze con i gufi che con le civette.
Purtroppo proprio a causa del successo dei libri e dei film di Harry Potter, il gufo delle nevi è da qualche anno perseguitato: la grande richiesta come animale da compagnia da parte di bambini e adolescenti (ma non solo) ha portato i trafficanti di animali a introdurlo in gran quantità nel mercato nero. Nel 2001 erano state vendute solo alcune centinai di rapaci di questa specie, mentre oggi si parla di più di 10.000 esemplari. Anche se i rapaci ti appassionano in modo sincero, non alimentare queste pratiche insensate. Piuttosto adottane uno in una riserva e vallo a trovare ogni volta che ne hai voglia.
Nella saga vediamo quindi il gufo affiancato a maghi e streghe, facendo da "postino" nella scuola di magia di Hogwarts. Ma c'è un altro gufo molto famoso in un cartone animato della Walt Disney: come dimenticare infatti Anacleto, l'aiutante di Mago Merlino nella Spada nella Roccia?
Gufo animale totemico
Ai rapaci, ad uno stadio originario della cultura, venivano conferite caratteristiche particolari ed erano temuti e venerati. Erano infatti rappresentati nei totem ed esistevano dei veri e propri riti propiziatori compiuti dalle tribù nei confronti di questi animali considerati totemici.
Nella tradizione dei nativi americani (pellerossa) il gufo ha ambivalenza simbolica: era uno degli animali totemici, di grande importanza e dalle doti sia negative che positive. I guerrieri Lakota erano detti guerrieri dei gufi, poiché si pitturavano cerchi neri attorno agli occhi per indicare la loro preferenza per i combattimenti notturni e per ottenere la vista acuta di questo uccello. Le tribù Navajo e Pueblo veneravano il gufo e lo temevano. Il totem del gufo rappresenta la profondità della realtà psichica, la guida per ritrovare la luce della saggezza ed era impiegato anche nella ruota della medicina. La sua familiarità con le tenebre fa scaturire la capacità di vedere nel buio: da qui l’associazione del gufo con la saggezza e con la veggenza. Secondo molte altre tribù ha l’incarico anche di proteggere gli uomini durante le cerimonie e di tenere lontane le entità malvagie. Inoltre, esso indica la via per il regno dei morti a coloro che hanno lasciato questo mondo. Nel sud-ovest invece identificavano il gufo come un ammonimento: se gli abitanti dei villaggi Apache o Navajo erano colpiti da una malattia contagiosa, attorno al villaggio sarebbero apparsi diversi gufi per avvertire i guerrieri o i cacciatori di ritorno a casa.
Nella tribù Wotjobaluk nel sud-est dell'Australia, ad esempio, si credeva che la vita di un Ngunungunut (pipistrello) fosse la vita di un uomo, e quella di Yartatgurk (gufo) fosse la vita di una donna, e che ogni volta che fosse ucciso uno di questi animali, si troncasse la vita di un essere umano; e quando ciò accadeva ogni uomo e ogni donna della tribù temeva di essere la vittima, e ne derivavano lotte feroci tra i due sessi. Ogni uomo e donna crede che non solo la propria vita ma anche quella di tutti i suoi congiunti sia legata rispettivamente al pipistrello e al gufo.
In Africa occidentale e nelle culture degli aborigeni australiani, invece, il gufo è messaggero di segreti, compagno di veggenti, mistici e stregoni. Nel medioevo in Europa occidentale e centrale si narrava che i gufi fossero in realtà sacerdotesse o maghi sotto mentite spoglie, infatti il gufo veniva visto come totem familiare della strega.
Se sei appassionato di questo splendido rapace ti potranno interessare gli articoli di AnimalPedia sul gufo come animale domestico: bisogna pensarselo bene per molte ragioni, a partire dal fatto che possono vivere fino a 50 anni e quindi sarebbe una responsabilità per tutta la vita.
Se desideri leggere altri articoli simili a Gufo e civetta: simbologia e significato, ti consigliamo di visitare la nostra categoria Curiosità sul mondo animale.